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Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è la più conosciuta e temuta tra le malattie reumatiche di natura infiammatoria, rappresentando un’importante sfida sia per i pazienti che per i medici che si occupano della sua gestione e trattamento. Con una prevalenza nella popolazione italiana dello 0,42%, questa condizione colpisce un numero significativo di individui. Questo significa che in Italia vi sono circa 265.000 persone affette da tale patologia, di cui 22.500 risiedono in Sicilia, un dato che sottolinea la diffusione capillare della malattia anche nelle varie regioni del Paese. L’artrite reumatoide può insorgere in qualsiasi fascia di età, ma il suo esordio risulta essere più frequente tra i 35 e i 55 anni, un periodo cruciale per la vita lavorativa e sociale delle persone. Questa condizione ha una predilezione per il sesso femminile, con un rapporto donna/uomo di 4:1. Tale disparità evidenzia la necessità di una maggiore attenzione, ricerca e sensibilizzazione verso questo tema, affinché si possa garantire un adeguato supporto e trattamento per coloro che ne soffrono e per le loro famiglie, contribuendo così a migliorare non solo la qualità della vita dei pazienti ma anche a ridurre l'impatto sociale della malattia.

RECAPITI

Artrite reumatoide


Da un punto di vista clinico, le articolazioni colpite mostrano evidenti segni di infiammazione, caratterizzati da un dolore acuto che peggiora durante la notte, gonfiore, aumento della temperatura locale e rigidità articolare, in particolare al mattino. Sono coinvolte le articolazioni periferiche degli arti superiori e inferiori, presentando una distribuzione simmetrica e di solito un andamento progressivo e centripeto. Se non trattata e gestita in modo adeguato, la condizione può evolvere in modo cronico, causando gravi sublussazioni e disabilità.

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    Le sempre più approfondite conoscenze dei processi immunoistochimici che sono alla base della malattia, associate a metodiche diagnostiche sempre più sensibili e specifiche, un esame clinico più completo, permettono una migliore conoscenza della malattia, riducendo il tempo che intercorre tra l’inizio della malattia e l’inizio di una corretta cura (window of opportunity).



    Tutto ciò è di estrema importanza perché la comprensione dei processi fisiopatologici che determinano l'insorgenza e lo sviluppo della malattia ci hanno fatto comprendere come il ruolo giocato da varie cellule immunitarie, citochine ecc. siano differenti nei vari periodi della malattia e come queste siano più facilmente aggredibili e bloccate nella loro azione quanto prima possibile sia somministrata una corretta cura farmacologica.



    Oggi, concludendo, possiamo affermare che è possibile curare l’artrite reumatoide, evitandone le sublussazioni e invalidità, ma non è ancora possibile favorire una guarigione completa.

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Artrite psoriasica


La psoriasi colpisce circa il 5% della popolazione italiana. Anche se provoca quasi sempre lesioni cutanee, oggi viene considerata più una malattia sistemica piuttosto che puramente dermatologica, poiché può coinvolgere frequentemente altri organi e apparati: circa il 30% dei casi coinvolge le strutture muscolo-scheletriche e il metabolismo corporeo, l’apparato gastro-intestinale nell’8% e l’occhio nel 7%.


Sotto il profilo reumatologico, l’artropatia psoriasica può manifestarsi attraverso diversi sottotipi clinici.

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    Il più frequente è l’oligoartrite psoriasica caratterizzata da un interessamento flogistico di un numero ridotto di articolazioni, quindi la polientesopatia psoriasica con flogosi di varie strutture tendinee, la forma spondilitica con flogosi prevalenti allo scheletro assile (bacino e rachide) e infine la forma poliarticolare simmetrica con caratteristiche cliniche simili a quelle di una artrite reumatoide.


    Nel 70% dei casi le lesioni cutanee precedono i disturbi reumatologici (questi possono manifestarsi dopo un periodo variabile da poche settimane a molti anni), nel 20% dei casi possono insorgere contemporaneamente e nel 10% dei casi precedere le lesioni cutanee.


    Ha uguale distribuzione nei due sessi e pur potendo insorgere in qualsiasi fascia di età le decadi in cui si manifesta con più frequenza sono quelle che vanno dai 35 ai 55 anni di vita.


    Come gran parte delle malattie reumatiche flogistiche, oltre a determinare da subito una evidente riduzione della qualità della vita per le artralgie e limitazioni funzionali che provoca, può favorire nel tempo dei danni strutturali alle articolazioni, causa di deformità ed invalidità permanenti.


    Oggi anche per l’artrite psoriasica possediamo dei farmaci molto efficaci nel bloccarne la naturale evoluzione, favorendo il ritorno a una buona qualità della vita.